La percezione di ciò che ci circonda appare come un sistema molto complesso di eventi che non dipende solo dall’impressione retinica dovuta al rapporto fisico tra occhio e cervello umano, ma da una serie di altri meccanismi, spesso inconsci, che ci permettono di interpretare l‘immagine. Ogni cambiamento di relazione produce quindi una diversa esperienza visiva di spazio. Al di là della pura impressione nella quale il campo visivo ha una sua identità oggettiva spaziale, è da tener presente la componente psicologica della ricezione e la conseguente elaborazione mentale, che attribuisce un significato ad ogni esperienza organizzando ed analizzando i diversi elementi. La suggestione provocata da un paesaggio, l’interesse per uno spazio architettonico o una forma in movimento, il fascino dei riflessi sull’acqua, così come la gradevolezza di certe elaborazioni grafiche o la bellezza di un disegno figurativo, sono soltanto esempi di come l’esperienza visiva non si fermi alla pura registrazione sensoriale, ma sia il risultato di un’elaborazione provocata dal pensiero, dal sentimento, dall’esperienza, dalla ricerca dell’equilibrio e dalla predisposizione alla ricezione di un determinato messaggio. Percepire e pensare sono attività coincidenti e soggettive, come sosteneva anche Johann von Goethe. Le circostanze di ogni evento vissuto sono infatti contrassegnare da caratteristici riferimenti a quello spazio e a quel momento, l’esperienza percettiva di quella situazione è unica ed irripetibile, dopo la fase della comprensione e dei riconoscimenti avviene la memorizzazione e la visione successiva sarà sicuramente interpretata in modalità evolutiva. Ancor prima di comunicare è necessario percepire con grande precisione l attivando le esperienze sensoriali per cosi progettare con elevata capacità di personalizzazione. ivstile #unaformadigentilezza