La straordinaria ricchezza cromatica della natura corrisponde a una molteplicità di significati: il colore dei fiori e delle foglie indica il mutare delle stagioni, i campi coltivati cambiano colore in rapporto al tipo di coltura e sistema di coltivazione, il colore dei funghi e delle bacche selvatiche segnala la loro commestibilità. L’individuo, che in secoli di osservazione e di lavoro ha imparato a distinguere e interpretare questi segnali, a sua volta interviene nella natura con il colore per sottolineare quei messaggi che lo interessano particolarmente. Il colore è un segnale, o meglio un segno comunicativo esprimibile in tre livelli: naturale, espressivo e artificiale. ll livello naturale, non volontario, è quello attraverso il quale si riesce ad interpretare parte dell’universo nelle sue manifestazioni fisiche. In natura ad ogni sostanza corrisponde una particolare gradazione cromatica che acquista delle qualità specifiche in relazione alla materia e che varia in relazione al mutare dello stato fisico. Anche in ciò che appare inanimato il colore muta in relazione allo stato fisico della materia:
il giallo dell’oro quando viene ridotto in lamine sottilissime si trasforma in verde-azzurro, mentre in soluzione colloidale diventa bianco. L’uomo, se pur in tono decisamente minore, muta il proprio aspetto in rapporto allo stato di salute o allo stato emotivo. Una forte emozione può sbiancare o arrossire il volto, un sentimento di rabbia lo ingiallisce, uno stato fisico può manifestarsi con chiazze e mutamenti di colore. Tuttavia l’uomo non trova in sé la facoltà di produrre colore in relazione alle situazioni, così come avviene nel regno animale e vegetale. Sopperisce a questa mancanza utilizzando i colori della natura per dipingere il proprio corpo, gli oggetti, gli abiti e l’ambiente circostante, per curarsi e per comunicare. Il colore diventa un simbolo espressivo e il linguaggio della visione.